sabato 29 dicembre 2012

qualcuno con cui correre


La mia ignoranza è immensa e mi fa brutti scherzi. Chissà cosa pensavo di trovarci, nel cinema israeliano. Ora lo so: è cinema, come nel resto del mondo e merita di essere visto.
Tratto dall'omonimo romanzo scritto da Grossman David, Qualcuno con cui correre è prima di tutto un romanzo coinvolgente di un autore che ormai viene letto e apprezzato in tutto il mondo.
Nel 2006, infine, è diventato un film per la regia di Oded Davidoff e interpretato dalla bella e giovane Bar Belfer, alla sua prima e unica prova. Subito dopo, infatti, è stata "costretta" a svolgere il servizio militare dove è rimasta coinvolta in un incidente stradale che l'ha quasi uccisa.
Grazie a un montaggio a doppia trama, vediamo contemporaneamente le vicissitudini di due adolescenti prima che s'incontrino.
Assaf  è un ragazzo che nel periodo estivo guadagna qualche soldo presso il Canile di Gerusalemme. Deve riportare Dinka, un bellissimo Labrador, alla sua padrona che lo ha smarrito. Lei è Tamar (Tamara, mi pare, nel doppiaggio italiano), un'artista di strada, una musicista e cantante dalla voce angelica, che sta cercando a sua volta un ragazzo, Shay, che è scomparso. Il doppio montaggio, dunque, ci mostra le vicende di Tamar e Dinka, alla ricerca di Shay, avvenute otto mesi prima, e quelle di Assaf e Dinka alla ricerca di Tamar, avvenute quando anche Tamar risulterà scomparsa.
Elemento comune, dunque, oltre la ricerca stessa, è la bellissima Dinka, cane affettuoso, intelligente che va sempre di corsa. Tutto il film è una lunga corsa contro il tempo, prima le cose si mettano male per davvero, prima che Pesach possa far del male anche a Tamar e prima che la polizia possa intervenire.

Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff
Israele, 2006
con Bar Belfer, Yonatan Bar-Or, Yval Mendelson.

lunedì 17 dicembre 2012

stati di allucinazione


Questo film è tutto un casino, il regista è un pazzo testardo che ha voluto a tutti i costi snaturare il romanzo da cui è tratto, il finale è buttato li ma in compenso c'è Drew Barrymore.
Ecco, questo è quello che dicono di Stati di Allucinazione, in sintesi (faccio polemica).
Secondo me parla della ricerca dell'assoluto, della verità più grande, di Dio forse. Secondo me parla di chi cercando qualcosa di troppo grande finisce per capire l'amore. Si, parla di questo.
Lo scienziato John Lilly (1915-2001) pensa che ogni nostra convinzione sia solo un limite. Noi usiamo soltanto una piccola parte del nostro cervello che in realtà non ha limiti. Bisogna soltanto aprire la coscienza a questo concetto. Bisogna superare i limiti.
Negli anni '50 allora comincia certi studi che lo portano a inventare la vasca di deprivazione sensoriale dove lui stesso si immerge dopo aver assunto LSD e Ketamina. Lo scopo è quello di esplorare la coscienza umana, ma presto deve abbandonare gli studi perché troppo pericolosi.
Questi esperimenti sono d'ispirazione allo scrittore Paddy Chayefsky che scrive e pubblica il suo unico romanzo Stati di allucinazione nel 1978. Il romanzo non può non attirare l'attenzione di Hollywood, così la Columbia gli affida la sceneggiatura. Chayefsky ha le idee molto chiare su quello che deve raccontare il film e non ha intenzione di scendere a patti col regista e la produzione che alla fine lasciano il progetto. La Warner, subentrando, chiama a dirigere la pellicola Ken Russel (I diavoli, Tommy) che costringe lo sceneggiatore a mettersi quasi da parte tanto che alla fine Chayefsky si firmerà con lo pseudonimo Sidney Aaron.
Nel 1980 esce il film Stati di allucinazione dove il ricercatore Eddie (William Hurt) ricrea gli esperimenti fatti nella realtà da Lilly. Eddie è un uomo con una moglie e una bambina (la Berrymore) che praticamente da per scontate. Da piccolo perde suo padre e la fede. Lui vive per le sue ricerche, vive nella ricerca della verità più assoluta ed è disposto a mettere in pericolo se stesso, pur di farlo. Specialmente quando scopre, dopo aver partecipato a un rito in Messico, che certe sostanze contribuiscono a superare i limiti delle sue convinzioni. Assume farmaci pesanti e si immerge nella vasca di deprivazione sensoriale per escludere ogni elemento di distrazione ed esplorare la sua coscienza, per arrivare fino all'essenza di quella verità che forse è Dio, forse è l'amore. Prima le sue allucinazioni sono contaminate dal suo passato vissuto e dalla sua perdita della fede, ma pian piano tutto si dissolve fino ad arrivare al nocciolo della vita, ai primordi. Infine va oltre a tutto permettendo che le allucinazioni diventino reali e mettendo in pericolo non solo se stesso ma sua moglie. Ma questo non lo può permettere.

Stati di allucinazione di Ken Russel
Usa, 1980
con WIlliam Hurt, Blair Brown, Drew Berrymore