lunedì 11 ottobre 2010

il collezionista #7.7

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...Continua da #7.6
Capitolo 8
Francesca beve qualcosa di biancastro e denso. Paolo sa benissimo che si tratta di un frappè alla banana, ma a guardarla ha comunque un senso di disgusto.
Lei aveva una relazione con un ragazzo di nome Bruno. Una storia d'amore finita per sfinimento. Una di quelle in cui alla fine è difficile dire i perché e i percome.
Bruno aveva la mania del Martini rosso. Lo beveva in ogni momento, a qualunque ora, versandolo nei brillanti bicchieri di cristallo.
S'incontrarono da adolescenti a casa di un'amica che avevano in comune. Lui era il suo fidanzatino, ma dopo il gioco della bottiglia baciò Francesca per la prima volta.
Erano tanti i ragazzini che parteciparono al gioco della bottiglia, quella sera. Qualcuno, oggi, è già morto e gli altri vi basti sapere che comunque moriranno anche loro, prima o poi.
Francesca e Bruno cominciarono dunque una relazione che durò fino alla maggiore età e oltre. Fino a che lei, un giorno, senza troppi giri di parole, lo liquidò. Lo lasciò in un periodo molto confuso in cui in città accaddero episodi strani e molto violenti.
Anche Bruno, venne coinvolto in uno di questi episodi. Ora sta scontando la sua pena in carcere, anche se ancora non capisce quale sia stata la propria colpa. E' stato accusato di matricidio ma lui continua a negare l'accaduto.
Uscirà di galera un giorno d'autunno e ad attenderlo ci sarà Francesca.
-Ciao, Bruno-, gli dirà.
Bruno avrà uno sguardo assente, una sigaretta in bocca e una bottiglia di Martini rosso sottobraccio. Saranno ormai finiti i tempi in cui versava il suo Martini rosso nei bicchieri di cristallo e quasi per sottolinearlo aprirà la bottiglia e berrà da lì.
Avrà la barba lunga di una settimana e gli anni trascorsi in carcere si aggiungeranno ai suoi come un bonus. Come vissuti da qualcun altro e poi sommati ai suoi.
-Perché sei venuta?-
-Pensavo che ti facesse piacere vedermi. Non... non cambia nulla su... sul nostro rapporto. Ma ho pensato che...-, verrà interrotta dalla risata di Bruno.
-E' strano, sai? Non ho pensato che volessi tornare con me. Non ora. L'ho sognato tanto, in tutti questi anni. Non avevo nient'altro a cui pensare perché ho dato a te tutta la mia giovinezza e quando sono entrato in galera non avevo punti di riferimento. Eri tu il mio mondo. Io vivevo attorno a te. Le mia vita era costruita attorno alla tua. Bruno esisteva perché tu esistevi.-
-Non potevamo andare avanti, Bruno.-
-Non sei cambiata affatto, sai? Io invece...-, gli verranno le lacrime agli occhi e non avrà nessuna vergogna di farsi vedere da lei, -io sono un altro uomo. Sai cosa ho fatto in tutto questo tempo? Ho pensato. E sai cosa? Sono arrivato a tutte le conclusioni possibili di ogni possibile problema.-
-Mi dispiace...-
-Ho concluso che non ti ucciderò. Che prenderò per il culo i ciccioni, gli storpi e ogni genere di differenza che noterò nelle persone. Scoperò come un maiale usando il profilattico sopratutto con mia moglie. Infatti mi sposerò e adotterò una miriade di bastardi per farli crescere nel lusso. Li farò diventare dei gran figli di puttana. Si, farò questo. Grazie per quello che mi hai insegnato, Francesca.-
Andrà via senza salutarla. Francesca non capirà neanche questa volta. Vivrà la sua vita allontanando l'amore e lasciandosi coinvolgere da false storie. Se non fosse diventata eterna, a un certo punto, sarebbe morta lo stesso giorno in cui morirà Bruno, ma al contrario di Bruno, lei, sarebbe morta in solitudine. Nessuno avrebbe pianto per la sua morte. Vivrà, invece, in solitudine; inseguendo un amore inesistente.
Bruno, ormai sessantenne, incontrerà una donna che l'amerà fino alla fine dei suoi giorni. Non seguirà nessuno dei suoi propositi ma non potendo concepire più per via dell'età, adotterà davvero un bambino e lo chiamerà Abe, in memoria di sua madre, conosciuta da tutti come Signora Abelardi.
Abe, cieco dalla nascita ma con tanta voglia di vivere...

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