giovedì 24 settembre 2009

sabato 19 settembre 2009

dark resurrection

Si dice che l'Italia sia patria di artisti e tempo fa esportavamo il nostro cinema di qualità in tutto il mondo. Registi come Mario Caserini, Enrico Guazzoni e Giovanni Pastrone hanno inventato il cinema a soggetto, ottenendo un successo inimmaginabile. Siamo stati i primi, con il futurismo, a creare un movimento d'avanguardia cinematografico, dando il là al cinema espressionista tedesco e probabilmente siamo stati i primi a produrre film propagandistici, genere tanto caro agli americani e non solo. Registi come Luchino Visconti, Roberto Rosellini e Vittorio De Sica con il loro neorealismo hanno insegnato cinema a più riprese e non a caso artisti del calibro di Lars Von Trier hanno creato il movimento Dogma 95 (da vedere assolutamente Festen di Thomas Vinterberg, il primo film ad essere prodotto secondo le regole del manifesto), mentre Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, primogeniti dei loro tanti figli artistici ne hanno ampliato l'eco. Mario Bava, Dario Argento e Lucio fulci, invece hanno creato generi e stili inconfondibili, dove spesso l'arte di arrangiarsi cessava di essere un handicap per dare il via a capolavori indiscutibili, per poi essere copiati in tutto il mondo (Storia del cinema italiano).
Tutto questo per dire che la crisi del cinema italiano non esiste! È una bufala per nascondere il fatto che volutamente si è uccisa l'industria cinematografica per privilegiare le produzioni statali più controllabili e, in qualche modo, indirizzabili. Ma il problema è un altro: si ha la convinzione che non si possa fare il cinema senza i soldi. Altra bufala! Low budget non equivale a un film brutto, come una grande produzione non da diritto a fare un bellissimo film. Lo dimostra Hollywood e le decine di pellicole scadenti all'anno, anche se in quel caso subentra il discorso dell'incasso, dove una pellicola è considerata di successo se incassa tanto, anche se poi viene dimenticata negli anni successivi.
La verità è che si può fare un film di ottima fattura e infarcito di effetti speciali con 7.000 euro (due lire rispetto ai budget a disposizione per una qualunque pellicola professionale).
Sto parlando di Dark Resurrection, di Angelo Licata, prodotto da Luca Bigazzi. Un film indipendente, fatto amatorialmente nei ritagli di tempo. Detta così la cosa non suscita grande interesse, ma a vedere il risultato finale c'è da stare a bocca aperta per la qualità del prodotto finale.
Il film si ricollega alla famosa saga creata da Lucas e si posiziona, cronologicamente, qualche secolo dopo gli eventi narrati nel capitolo VI. La protagonista è Hope, giovane apprendista del maestro jedi Zui Mar Lee, e il suo destino è quello di sconvolgere l'equilibrio universale nella forza.
Personalmente mi è sembrato un po' lento, ma è innegabile la straordinaria potenza visiva e l'efficace intreccio della trama. Da vedere assolutamente!
Il progetto non ha alcun fine di lucro e ha avuto, oltre che i complimenti, anche il via libera della LucasFilm e il successo che gli ha decretato il pubblico di internet hanno convinto gli ideatori a produrne il secondo volume che è già in post-produzione.
Il film è visibile sul sito GuerreStellari.Net e sul blog DarkResurrection.Com in esso contenuto.
Buona visione.

venerdì 31 luglio 2009

grindhouse and the fake truth

Quando vidi Hostel la prima volta, rimasi veramente impressionato dallo sforzo di Eli Roth nel far sembrare tutto estremamente vero. Ho pensato tanto a una persona a me vicina che quasi vent'anni fa venne raggirata da una donna e poi tenuta segregata in stato di schiavitù con altri uomini nel nord italia. I giornali diedero ampio spazio alla vicenda. Queste cose accadono eccome. Ma in quel caso non c'era dietro un'organizzazione di assassini, quindi trovato il modo di fuggire e di far saltare fuori la storia, tutto si ridusse in una brutta e reale disavventura.
Nelle intenzioni di Roth, invece, le vicende raccontate in Hostel dovevano in qualche modo superare ogni più terrificante realtà così ha costruito una gabbia di terrore dal quale era impossibile fuggire: dei ricchi annoiati in cerca di nuove emozioni pagano somme incredibili per poter sfogare ogni fantasia violenta in un luogo in cui nessuno può vederli né giudicarli. Alcuni inconsapevoli e giovani ragazzi nel classicissimo viaggio in Europa alla ricerca di bellissime e facili ragazze, invece, diventano oggetto di costosissime aste.
La trama mi ha tenuto inchiodato alla sedia sin dalle prime battute e alcune scene sono davvero magistrali. La mia delusione nasce quando mi accorgo che la fuga è premeditata e forzata (dal produttore, dal regista, dal pubblico amiricano...). È sempre la stessa storia, non è quello che dici, il problema, ma come lo dici. Qualcuno mi spieghi perchè uno che ha tanto culo per evadere da un luogo come quello, sentendo l'urlo di una sconosciuta (i suoi amici sono stati trucidati da tempo!), decide di tornare indietro (all'interno!) per salvare pure lei. Perché? E come mai incontra il suo carnefice nello stesso treno che lo sta riportando a casa?
Quando ho visto il secondo capitolo ho come riavvolto la cassetta delle sensazioni per non lasciarmi influenzare dai miei stessi pensieri. Ancora una volta la pellicola mi chiede fiducia perchè la storia è verosimile. Non ho mai preteso di credere che la trama di un film fosse vera e non c'è bisogno che alla fine ci sia scitto "le vicende e i personaggi raccontati in questo film sono di pura fantasia", oppure, "È una storia vera!", quello che conta è come imposti la narrazione e in questo caso la richiesta esplicita è di far finta che sia tutto vero.
Nel secondo capitolo, se è possibile, invece è ancora peggio: un cliente incontra una vittima durante una festa. Non la incontra per caso, è li con un binoccolo che la osserva da lontano e poi decide pure di parlarci. La cosa incredibile è che la vittima non è stata ancora presa dall'organizzazione ed essendo una persona libera l'affare del cliente può saltare in qualunque momento. Questo non avviene, certo, l'intreccio si basa proprio su questo passaggio (incredibile ma vero), perché durante la festa qualcuno ci fa sapere che la vittima è talmente ricca che "volendo" (causa di forza maggiore? ah si?) potrebbe acquistare tutta la nazione. Alla fine anche lei, come il protagonista della prima pellicola, riesce a liberarsi per una serie di casi fortuiti. Ma questa volta pare davvero impossibile evadere e scappare via (figuriamoci rientrare per salvare una sconosciuta) così la soluzione è semplice: causa di forza maggiore paga la propria libertà!
Ora, non per dire, ma il cliente aveva un contratto solido, non ci si può sbarazzare di lui in questo modo...
Nonostante tutto restano due belle pellicole da vedere e rivedere per mille motivi. La presenza di Edwige Fenech è un tuffo nel cuore che non ha prezzo.
Completamente diverso, invece, è il discorso per Grindhouse del magnifico duo Tarantino - Rodriguez. In questo caso la richiesta è totalmente opposta, visto che ti si chiede di dimenticare tutti gli affanni della realtà per essere catapultato in un mondo del tutto privo di senso.
Quentin Tarantino è il padrino nonchè produttore dei due Hostel. La presenza della sempre affascinante Fenech nel film di Roth è dovuta allo stesso Tarantino (presumo), della quale è un fan maniacale. Questo spiega perché Eli Roth abbia poi girato un fake trailer per Grindhouse.
Partiamo dall'inizio: Grindhouse era il nome che in america davano a certi cinema che proiettavano tutti quei bellissimi filmacci degli anni '70 (compresi gli spaghetti western italiani). Non era insolito che gli spettacoli fossero doppi (un film dietro l'altro) e tra uno spettaccolo e l'altro proiettavano anche i trailers di altri splendidi filmacci. Tarantino ebbe l'idea di creare con Rodriguez (tra l'altro ho rivalutato la trilogia Spy Kids che il regista ha creato per i suoi figli) un doppio spettaccolo che riportasse alla mente certe atmosfere. Ma perchè tutto fosse perfetto servivano i trailers (in questo caso finti trailers), così nascono A prova di Morte e Planet Terror conditi da alcuni spettaccolari fake trailers (pare che quello dedicato a Machete un giorno diventerà un film vero e proprio! Piccola curiosità: Machete è interpretato da Danny Trejo il quale nella trilogia Spy Kids interpreta Isidoro Cortez detto "Machete", il vero zio dei bambini).
La verità, tutta la verità. In questo caso il reale lascia spazio al puro spettacolo e in Grindhouse tutto è spettacolare, anche se Tarantino pare avere il braccino corto questa volta. A prova di morte è un pulp come lo intendiamo noi oggi e per il fatto che conosciamo il vecchio Quentin. In realtà il suo filmaccio è un film d'exploitation, dove non si da alcuna attenzione alla qualità ma si bada solo al guadagno immediato utilizzando solitamente poster che di gran lunga superano in bellezza le stesse pellicole. Da questo punto di vista l'episodio con Kurt Russell (splendido nei panni di Stuntman Mike) è un vero gioiello pregno di devota gratitudine per chi in quegli anni ha creato questo genere: l'audio che salta, la pellicola logora e tagliata qua e la saltando da una scena a l'altra sono alla base.
Bellissima la prima parte fino a quando Stuntman Mike viene allo scoperto, poi è tutto un inseguimento con macchine superveloci che nonostante tutti gli urti continuano anche solo ad accendersi. E poi tanta, tanta incredibile violenza.
Arriviamo dunque a quello che per me è un vero capolavoro. Planet Terror è assolutamente inarrivabile. Anche questa pellicola rientra sicuramente in quel genere che i due registi volevano omaggiare anche se tecnicamente ci sono poche sporcature (sicuramente meno che in A prova di morte). Questo film è tutto un omaggio: ho gia detto di Machete, ma quello che più mi ha ingolosito sono gli zombie che arrivano dritti dai film di Umberto Lenzi (Incubo sulla città contaminata). Pare che inizialmente Rodriguez avesse in mente di utilizzare dei veri e propri zombie ma poi un giorno ha incontrato il maestro toscano che gli ha spiegato serenamente che i suoi non erano morti viventi ma persone contaggiate da un virus. R.R. deve aver pensato di essere un idiota a non averci pensato prima così ha girato alcune delle scene migliori in questo senso, con Bruce Willis e lo stesso Tarantino contaminati così tanto da poter sopravivere soltanto continuando a inalare il gas-virus chiamato DC-2.
Da un'altra parte della città El Wray (Freddy Rodriguez, il becchino estetista di Six Feet Under. Non ho ancora capito se sia imparentato con il regista Rodriguez!) incontra, dopo essere sparito per tanto tempo, la sua ex Cherry Darling (Rose McGowan già vista in Doom Generation e in Scream e famosa per aver sostituito Shannen Doherty in Streghe) e dopo un primo approccio freddino e rancoroso tra i due scatta ancora una volta una scintilla che li porta a lottare fino alla morte per poter sopravivere.
Assolutamente privo di senso ma splendidamente a tinte forti, è un film che non si può perdere!
Da segnalare la presenza del leggendario (per me) Josh Brolin (I Goonies, I ragazzi della prateria, Mimic, L'uomo senza ombra, American Gangster, Non è un paese per vecchi) nella parte dell'ambiguo dottor Block e del mitico Tom Savini (tuttofare nel mondo del cinema ma indimenticabile creatore di effetti speciali) nella parte dello sfigato e non tanto sveglio vicesceriffo Tolo.
In due parole quattro bei film da guardare mangiando popcorn sui quali si può stare a discutere parecchio.

di Eli Roth

di Eli Roth

di Quentin Tarantino

di Robert Rodriguez

venerdì 5 giugno 2009

le nostre signore del dolore

Uscito nelle sale italiane nel 2007, è il terzo e ultimo capitolo della trilogia dedicata alle streghe più potenti e temibili (Madre dei Sospiri, Madre delle Tenebre e Madre delle Lacrime).
Dopo aver visto il discutibile La sindrome di Stendhal, l'incompleto M.D.C., il povero Il fantasma dell'opera, soltanto Non ho sonno sembrava restituirci un Dario Argento ispirato, ma poi arrivò Il cartaio e fu il buio più totale. Forse è vero quello che dice una parte della critica, e cioè che il vero Argento l'abbiamo ormai perso da tempo e che non c'è modo di riaverlo indietro, ma chissà perché ogni volta che il maestro romano annuncia un nuovo progetto le mie aspettative sono sempre altissime. E quando poi attorno all'evento si crea troppo interesse l'effetto è quello di un grosso boom al botteghino e conseguente feroce critica che stroncherebbe qualunque film. Beh, non sono andato al cinema. In questi casi preferisco aspettare che le acque si calmino, che nessuno mi parli più del film e che tutti quelli che lo hanno visto perché l'evento è imperdibile (il 60% buono dell'incasso totale) si dimentichino pure di esserci andati, quel giorno al cinema (e capita più di quanto ci si possa immaginare).
All'uscita del DVD, ormai, nessuno ne parla più e la mia anacronistica visione della pellicola mi tiene alla larga da ogni tentazione di difendere questo o quel film perché tanto, a parte i botteghini, solo il tempo ci dirà il vero sulla sua qualità.
Per tornare alle streghe, comunque, la trilogia è cominciata nel '77 con Suspiria per continuare tre anni dopo con Inferno (1980).




da Suspiria









da Inferno





A prima vista sembrerebbe che l'idea della trilogia sia arrivata quasi per caso e comunque ai tempi di Suspiria il regista non aveva certo questa intenzione. Comunque il progetto di chiudere con un terzo film pare che Dario Argento lo covasse da più di vent'anni dopo aver letto che Thomas de Quincey avrebbe voluto scrivere un libro sulle tre madri.
L'idea delle tre sorelle (madri delle pene umane) è del giornalista e scrittore inglese, infatti. Nel 1821 pubblica Le confessioni di un mangiatore d'oppio, libro autobiografico che racconta la sua vita umana e artistica da mangiatore d'oppio, appunto. Lo scrittore ne divenne poi dipendente e questo contribuì probabilmente alla creazione di certi suoi strani sogni. Nel 1845 pubblica Suspiria de profundis dove racconta di aver sognato la dea latina Levana (colei che veglia le prime ore di vita di un neonato) la quale gli presentava tre donne, tre sorelle, le "Nostre Signore del Dolore" che avevano tre nomi latini e lì poi le descrive.
Il trentasettenne Argento quindi si ispirò a quest'ultimo libro, per trarne Suspiria. Mater Suspiriorum si nasconde a Friburgo ormai indebolita e protetta dalle insegnanti di una scuola di danza che da lei traggono potere magico. Quando la giovane ballerina Susy Benner la uccide, la scuola crolla distruggendone tutti i segreti.
Tre anni dopo scopriamo per la prima volta che esistono tre streghe. Dario Argento comincia a delinearne l'universo facendo acquistare alla sorella del protagonista Mark (Inferno) un antico libro dal titolo "Le Tre Madri". Il libro è opera di Emilio Varelli, alchimista e architetto che fece costruire le tre dimore in cui le temibili Madri si rifugiano. Una a Friburgo, appunto, una a New York (Mater Tenebrarum) e una a Roma (Mater Lacrimarum). Mark, cercando di scoprire il perchè della morte di una sua amica e di sua sorella, s'imbatte in Varelli in persona e in Mater Tenebrarum, la morte.
Trent'anni dopo Suspiria, dunque, il cerchio si chiude. Il regista ricama la trama de La Terza Madre chiudendo tutti i buchi e le domande senza risposta lasciate nei film precedenti. Scopriamo che Mater Suspiriorum era stata indebolita in precedenza da un'altra ballerina con l'uso della magia bianca, una certa Elisa Mandy (Interpretata nel terzo capitolo dalla mitica Daria Nicolodi) e ora sua figlia Sara, in possesso degli stessi poteri, deve affrontare l'ultima, la più terribile e bella, Mater Lacrimarum, la Madre delle Lacrime, la strega che si nutre delle lacrime degli uomini.
L'idea non poteva lasciarmi indifferente e il trailer è stato creato ad arte per generare grandi aspettative.
Per essere bella, devo dire che questa terza madre lo è e come (Moran Atias) ma sinceramente poteva essere un tantino più crudele.
Dario Argento torna all'horror (l'altro suo genere oltre al thriller gotico come Profondo Rosso, Trauma, il gatto a nove code ecc) attingendo a piene mani dallo splatter, come già ci aveva abituati, ma tralascia purtroppo alcuni aspetti dei suoi thriller che a mio avviso hanno reso eterni i due capitoli precedenti. Ciò che mi manca di più è la città che osserva e vive come in tutti i suoi film più belli mentre qui viene relegata a semplice oggetto scenografico. Altra grande assente è l'ispirazione tutta argentiana che spingeva il regista a girare scene che spesso non aggiungevano nulla alla trama, ma che donavano visionarietà e oniricità da brividi.
In due parole, la trama troppo lineare e hollywoodiana, mi lascia un poco con l'amaro in boca. Troppe mani hanno scritto una sceneggiatura che a un certo punto pareva interessare i produttori americani e che poi ha finito per essere prodotta dalla solita Medusa Film e il film ne risente e come.

sabato 9 maggio 2009

notte #8

mercoledì 6 maggio 2009

intervista a christo

Ecco l'intervista a Christiano. Si abituerà un giorno, ma per ora s'imbarazza come un ladro...
Molte cose si sono inceppate, come la questione della proiezione. Per ora non si fa, purtroppo. I due progetti di cui parla, lo stesso, hanno tempi più lunghi del previsto. Spero si sblocchi qualcosa, sono due bei progetti che non vedo l'ora di prendere in mano. Un soggetto di massima l'ho già scritto e l'altro lo sto per scrivere, ma i problemi come al solito non li creiamo noi... Speriamo bene.


mercoledì 1 aprile 2009

il trailer di macchie su sky (spostato)

Domani giovedì 2 aprile potremo gustarci l'intervista fatta a Christiano "Christo" Pahler che andrà in onda in TV. A corredo verrà proiettato anche il trailer del film Macchie. Il Canale in questione è Viva l'Italia Channel e il programma si chiama Biblos. Potete cercarlo sul digitale terrestre, nella mia zona si trova nella frequenza 0038, ma credo che in ogni zona d'Italia poi cambi. Per chi ha un abbonamento Sky, invece, lo trova con più facilità al canale 830. La trasmissione andrà in onda alle ore 22.15 e in replica sabato 4 aprile alle ore 19.45.

PARE CHE L'APPUNTAMENTO CON LA TRASMISSIONE BIBLOS SIA STATO SPOSTATO A DOMANI VENERDÌ 3 APRILE ALLE 16.30 CIRCA!!!

lunedì 23 marzo 2009

macchie - locandina ufficiale

Cominciamo col dire che ieri (sabato), Christo, il regista del film Macchie, è stato intervistato per un programma che si chiama Biblos e che va in onda su Viva l'Italia Channel, su Sky al canale 830 e sul digitale terrestre (cercatelo, la frequenza cambia a seconda delle zone). Nell'intervista si parla delle esperienze di Christiano, prima e dopo Chine Vaganti, e dei suoi progetti futuri, con e senza Chine Vaganti. A corredo andrà in onda anche il trailer del film. Per ora è tutto, non appena avrò notizie posterò anche il giorno e l'ora esatta della trasmissione.


sabato 21 marzo 2009

macchie - il trailer

Finalmente è pronto il trailer del film Macchie. Prossimamente dovrebbe essere possibile vederlo anche su Sky e sul digitale terrestre, nei canali che in seguito, posterò in questo blog. Farà da contorno a un'intervista fatta a Christo, regista del nostro filmetto. In attesa della proiezione integrale, gustatevi quindi questo estratto del film.


mercoledì 18 febbraio 2009

il collezionista #6

Una storia banale e mai terminata, smembrata e ricucita per l'occasione, qualunque essa sia, che potrà leggere cliccando qui.


lunedì 16 febbraio 2009

g.i.o.c.

Nel 1945 la città di Cagliari è distrutta dalla guerra. La gente del quartiere di Stampace crede che l'unico modo di ricominciare a vivere è stare uniti così viene fondata la G.I.O.C. (Gioventù Italiana Operaia Cattolica) che tra le tante attività riscopre e organizza il carnevale cagliaritano riportando in vita maschere dimenticate, espressioni della cultura cagliaritana. Appoggiata dalla Curia ottiene la concessione della chiesa di Santa Restituta come centro di aggregazione sociale fino al 2008 quando si trova improvvisamente e inspiegabilmente a dover restituire lo spazio senza che gli venga offerta nessuna alternativa. 
La regista Marina Anedda ci catapulta senza preamboli sulla realtà dei fatti, offrendoci una soggettiva cruda. Diveniamo i suoi occhi e lei il nostro spirito di osservazione e la nostra coscienza. E mentre la chiesa viene smembrata e privata della sua recente storia dagli stessi appartenenti al movimento, con ordine e devozione, i nostri occhi si soffermano sull'ordine di sequestro preventivo affisso alla porta. "Ministero per i Beni e le Attività Culturali", leggiamo. E ancora "Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale". Tutela, ripete la nostra coscienza. Mentre ancora ci facciamo mille domande, il colpo di scena arriva improvviso, opera di uno sceneggiatore cinico: anche il Cristo viene cacciato dalla sua dimora e lo perdiamo di vista mentre attraversa le strade dove in luogo dei fedeli trova solo fredde macchine parcheggiate. La regista si limita a mostrarci ciò che accade, preoccupandosi che non ci sfugga nulla.
Poi un lungo flashback che ci mostra il carnevale del 2005. Bambini, ragazze e uomini di ogni età dapprima s'incontrano per poi organizzarsi fino all'esplosione finale di tamburi che segna l'inizio della vestizione. Tutti danno una mano, c'è chi trucca, chi sceglie o consiglia gli abiti e chi comincia il lungo processo verso la trasformazione in maschera.
Quando tutto è pronto uno dei fedeli guida un'accorata preghiera prima della trionfale attraversata del portone che immette il corteo direttamente alla strada dove la gente del luogo attende con gioia.
L'ultimo carnevale brucia e con lui bruciano i ricordi di una tradizione che voleva dire rinascita e fratellanza. Nel quartiere si ha la sensazione di aver perso un parente stretto, qualcuno che al bisogno è sempre pronto a offrire quel poco che possiede, in perfetta sintonia con la tradizione sarda.

G.I.O.C. (Gioventù Italiana Operaia Cattolica)
di Marina Anedda
Documentario, 34'

mercoledì 11 febbraio 2009

il cavaliere oscuro

Le immagini a corredo sono copyright degli aventi diritto e vengono utilizzate in questo blog a puro scopo dimostrattivo.


Finalmente ho visto Batman. Mi stavo perdendo un bel po' di roba, devo ammetterlo. Per me, cinematograficamente parlando, dopo Tim Burton non c'era nient'altro e i film seccessivi mi davano ragione. Poi sono arrivati Christopher Nolan e suo fratello (sceneggiatore) Jonathan, con il loro Begins e qualcosa si è mosso dentro di me.
Il vero problema, devo dire la verità, è che non amo i supereroi. Nessuna saga. Da bambino guardavo i loro cartoon ma senza troppo interesse. E pure il Batman degli anni sessanta, con le grandi onomatopee, per me erano solo abbastanza divertenti. In realtà non ne ero per nulla affascinato. Solo Frank Miller era riuscito a descrivermi un personaggio vero e interessante. Quel Batman (Il ritorno del cavaliere oscuro) aveva un passato drammatico e un presente oscuro, appunto.
Crescendo ho sviluppato il gusto per il noir e il gotico che si aggiungevano all'amore sconfinato che ho sempre avuto per l'horror e ho scoperto alcuni sottogeneri e personaggi cupi come L'uomo ombra, The Spirit e le storie raccontate da Will Eisner e lo stesso Frank Miller. Con l'uscita del secondo capitolo firmato da Tim Burton e il suo Pinguino (la sua nascita e il suo funerale sono stati fantastici) e Catwomen (la sua genesi indimenticabile) avevo apprezzato a fondo il personaggio dark e il mondo di disgraziati e pazzi criminali che lo popolavano (come dimenticare il Joker di Jack Nicholson).


The Dark Knight, oltre che seguire , mi pare, le innovazioni che aveva già apportato Miller nei comics, Nolan è riuscito ad andare oltre, ricostruendo una Gotham nel pieno caos dove Batman (un vendicativo e pericoloso difensore della giusta causa) è l'eroe che la popolazione si merita.
Nel primo capitolo, infatti, cercando di sconfiggere Ra's Al Ghul e Crane vengono aperte le porte dell'Arkham Asylum da dove evadono tutti i più pericolosi e pazzi criminali e neanche a dirlo, il primo a farsi notare, grazie al suo biglietto da visita (il Jolly di un mazzo di carte) è proprio JokerThe Dark Knight si apre proprio con lui.
Heath Ledger porta in scena un Joker forse meno pazzo di quello già interpretato da Nicholson, ma sicuramente più pericoloso e imprevedibile. Ora Joker non scherza affatto, e quando lo fa il suo umorismo è più macabro ed è pervaso da una vena sarcastica dovuta a una vita per niente facile. A un certo punto racconta che aveva una ragazza che si lamentava perché lui non sorrideva mai, così prese un coltello e si tagliò gli angoli allargando di fatto il suo sorriso e per questo motivo la ragazza lo lasciò. A dire il vero questa storia è identica a quella scritta da Tiziano Sclavi per l'episodio di Dylan Dog, Il volo dello struzzo. A parte ciò, la racconta lunga su Joker e la sua genesi. Joker non è mosso dalla smania di potere, né dall'avidità (brucerà la metà esatta dei risparmi della mafia. Una montagna di soldi!). Quello che vuole è il caos e riuscirà a ottenerlo.
Harvey Dent, invece, è un brillante procuratore di Gotham, l'uomo per cui Rachel dirà addio a Bruce Wayne/Batman e per lui, Joker, ha in serbo un grande destino, tanto da dichiarare "Questa città merita un criminale di maggior classe" e non sono sicuro che si riferisse a se stesso, visto che è lui a "creare" Due Facce. Vedremo se i Nolan avranno ancora qualcosa da dirci e sopratutto se riusciranno ancora a essere coerenti con le scelte fatte fino a questo momento.

Batman - The Dark Knight
regia Christopher Nolan
con Christian Bale, Heath Ledger, Gary Oldman, Michael Cane, Morgan Freeman, Aaron Eckhart

lunedì 9 febbraio 2009

the mark

...In realtà ero andato a vedere Il respiro del diavolo. Michael Rooker (Henry pioggia di sangue e Generazione X) è buttato li, poco più che un cammeo. Sono lontani i tempi delle piogge di sangue. La cosa più interessante sono i disegni di David, il bambino terribile (poteva esserlo molto di più!), sulla parete che raccontano e anticipano la fine dei suoi carcerieri. 





Mentre entravo al cinema portavo avanti questo interessante scambio di SMS con il socio Max:
"Mi son preso 4 capolavori del cinema: Contagion, The Mark, Critters2 e Critters4" e me la ridevo sotto i baffi.
Quello strano individuo di Max non rispondeva e sapeva lui il perché, visto che dopo un quarto d'ora mi scrive: "Secondo il mio dizionario dei film horror, Contagion e The Mark non sarebbero malaccio. Critters4 mette a dura prova anche me! Ho finito la sceneggiaturatura, a minuti la spedisco". Ora, a parte il fatto che la bambina della sua sceneggiatura (stiamo lavorando al nuovo numero di Macchie d'Inchiostro) è molto più letale di David di cui sopra, ora capisco come faccia l'uomo col pastrano (sempre Max) a conoscere tutti quei filmacci: roba tipo "Il bosco1" (era proprio il titolo, come se fosse il primo di una lunga serie, invece c'è solo quello!) e Horror Zombie (dove gli zombie sono normalissime persone con una maschera in lattice indossata male. Pure li c'era un bambino, solo che era interpretato da un uomo di quarant'anni!). Roba imperdibile, da piegarsi in due dalle risate, insomma.
Comunque, dopo aver visto quell'indecenza al cinema, a quel punto volevo assolutamente vedere uno dei miei nuovi acquisti inconsapevole che al mio ritorno a casa avrei fatto una sconcertante scoperta: avevo già una copia di Contagion! Non me ne bastava una...

Poi ho visto The Mark e mi sono messo in pace. Quella giornata non è andata del tutto sprecata.
Una produzione italo/spagnola, con attori non famosissimi ma bravi (qualcuno viene dal teatro e qualcuno dall'actor studio), un regista giovane, bravo e italiano e distribuita dalla Universal. Niente male.
The Mark è un horror, un vero horror. Di quelli che in Italia sapevamo fare una volta. Sembra quasi una pellicola asiatica, per come è stato concepito e non mancano le belle scene splatter funzionali alla storia. L'autocensura è bandita, in questo film, e la violenza è il filo conduttore che unisce tutti i personaggi. Per nulla pattinato e molto godibile. Pare aver rischiato il bollino V.M.18 e se non ho capito male non è arrivato nelle sale proprio per questo motivo. È comunque reperibile in DVD. 
Uscito nel 2003, è stato il primo lungometraggio di Mariano Equizzi, esperto di science fiction. Racconta la storia di Mark, ricco giovanotto, e delle sue brutali scorribande con la sua violenta banda. Mark scopre che la sua ragazza è incinta e che ha deciso unilateralmente di tenere il bambino, così consuma un rapporto sessuale con Serena, una bellissima ragazza conosciuta a scuola, che subito scompare nel nulla. Questo è l'incipit che da il via a un lungo viaggio di terrore in nome di una vendetta che in realtà nessuno ha mai reclamato.
Peccato per il doppiaggio, spesso mi è risultato fastidioso, ma la trama è ben orchestrata e molte soluzioni fanno apprezzare il film fino in fondo. Equizzi è un regista attento, consapevole che quello dell'horror è un pubblico molto esigente. Così di tanto in tanto regala inquadrature ed effetti splatter molto gustosi con citazioni riconoscibilissime e qualche strizzatta d'occhio a noi che guardiamo (riuscita la scena dell'ombra del giornalista che sa tutto...).
Ora non mi resta altro da fare che cercare altre pellicole dello stesso regista e liberarmi della copia in esubero di Contagion.

The Mark - il segno della vendetta
di Mariano Equizzi
con Roberto Purvis, Alla Bulankina


giovedì 5 febbraio 2009

g.i.o.c. - gioventù italiana operaia cattolica

G.I.O.C. è l'ultima opera di Marina Anedda, regista di documentari sulle tradizioni sarde.
L'ho conosciuta durante la lavorazione di Macchie - il film e pare che sia molto abile con la sua macchina da presa.
La presentazione del documentario avverrà sabato prossimo e io voglio proprio esserci.

Sabato 14 febbraio 2009, ore 18.00
EXMA' - Via San Lucifero, 71 - Cagliari

mercoledì 4 febbraio 2009

l'uomo nero

L'uomo nero è in realtà una persona a modo. Giuseppe Pili, nella presentazione alla sua storia, sull'albo "Cuore Innamorato" dice  che «sa stare a tavola e fa i complimenti alla padrona di casa, perché l'intelletto è un assassino educato».
La sua è una mente fina, infatti; ogni azione è frutto di una lucida analisi e non mente quando dice di essere alla ricerca di qualcosa di puro, i suoi pensieri viaggiano semplicemente su rotaie parallele alle nostre, e vedono con una prospettiva che schiaccia le distanze confondendone la percezione. Una persona così va fermata, senza troppi discorsi, ma resta il fatto che queste menti costituiscano un ottimo materiale di studio per capire a fondo l'uomo.
L'uomo nero venuto fuori dalla penna di Giuseppe è stato interpretato da me (nella foto) nel film diretto da Christo, il giovane regista con un'energia incredibile, e fra tutti i complimenti e le critiche (non sono certo un attore) quella che mi è rimasta impressa di più è una semplice constatazione. Qualcuno che era presente alla presentazione di un anno fa disse "certo che lo riempi lo schermo!"... beh, direi di si.
Ora che per Macchie - il film stiamo studiando modi e tempi per farlo girare, sto lavorando a una nuova e ufficiale locandina che sia più vicina al mondo del cinema. Quella qui sopra è una delle tante foto che ho scattato mentre riguardavo il DVD (per ora esistono pochissime copie) e nonostante mi sia divertito tanto a "fare l'attore", continuo a pensare che preferisco stare dietro la macchina da presa.

Per info sul film cliccate qui, qui e qui.
La prima recensione la trovate qui.

domenica 1 febbraio 2009

ikiru - effelle

Questo è il video Ikiru degli Effelle, uno dei gruppi che hanno composto la colonna sonora di Macchie - il film.

venerdì 30 gennaio 2009

il morbo di Alzheimer... censurato

Lo spot diretto da Giuseppe Tornatore, sarebbe dovuto andare in onda già alcuni anni fa, è stato rifiutato dalle emittenti italiane.

leggi l'articolo qui.

giovedì 29 gennaio 2009

sulla censura

È un argomento che prima o poi volevo affrontare. Probabilmente esistono dei limiti i quali sarebbe meglio non andare. L'individuazione di un target, per esempio, è un fattore importante che deve essere preso in considerazione. I bambini non devono subire una violenza psicologica nel vedere e leggere argomenti e immagini che non possono effettivamente capire e valutare, un esempio su tutti. Quando, tuttavia, si usa la censura semplicemente per nascondere la verità su un fatto o per chiudere sul nascere un pensiero "diverso" dal nostro e tenere una pubblica opinione senza anima né ragione, beh, si sta volutamente equivocando il significato di una censura fatta per proteggere l'individuo e gliela si sta puntando contro, come un'arma.
Non sono un giornalista (e di questi tempi pochi lo sono), e non faccio politica (idem come prima), ma mi piace poter ancora avere un'opinione, pure sbagliata, nella mia più totale ignoranza.


mercoledì 28 gennaio 2009

memoria e ragione



Guardate anche questo bellissimo cortometraggio: cliccate qui.

domenica 25 gennaio 2009

daria bignardi intervista gipi

Quello che mi ha colpito è la genuina e positiva ingenuità di questo artista che ormai si sta guadagnando un posto tra i grandi autori di fumetti.


venerdì 23 gennaio 2009

protezione civile - storia a fumetti

Protezione Civile è un albetto pensato per le scuole e realizzato da Massimiliano Marongiu, Daniele Mocci, Andrea Pau e me (che ne ho curato anche la grafica e l'impaginazione), per quanto riguarda i testi (soggetti e sceneggiature). Le matite e dunque la creazione di tutti i personaggi sono di Jean Claudio Vinci, gli inchiostri di Simone Figus, mentre la colorazione è stata affidata a Luca Usai e Maurizio Nonnis. Un lavoro di squadra, insomma, che ha coinvolto tutta l'Associazione Culturale Chine Vaganti in un progetto voluto dalla provincia del Medio Campidano e seguito passo passo dal Centro Provinciale di Protezione Civile. Le quattro tavole qui sotto, sono quelle da me sceneggiate. Pur avendo senso compiuto vanno a "incastrarsi" con le altre quattro parti, ognuna di quattro tavole, che compongono l'intera storia (Cliccateci sopra per ingrandirle).


















































































Cliccando qui potete leggere le quattro tavole scritte da Daniele Mocci.
Cliccando qui potete leggere le quattro tavole scritte da Andrea Pau.


P.S.: Con questo lavoro si è ufficialmente chiusa la stupenda avventura di MaLa - Grafica & Comunicazione. Mi è dispiaciuto tanto, per alcuni mesi avevo rimandato la decisione, ma la situazione ormai era davvero insostenibile. È stato come un sogno ad occhi aperti. Un luogo dove si sono incontrate alcune delle menti più creative e incostanti che abbia mai conosciuto. Nonostante tutto le idee continuano a fiorire...