lunedì 21 luglio 2008

il collezionista #5

Il percorso di David e una notizia al TG:
Lo chiamavamo Davide, veniva dall’Albania. Prima di allora non avevo mai sentito parlare di immigrati. Non in questo modo, almeno. Erano le prime ondate, le prime imbarcazioni clandestine, le prime news al notiziario. I primi anni novanta, quando ancora sognavo. Aveva un viso allegro e una risata che contagiava tutti, giù alla spiaggia. Davide era sopravvissuto al viaggio e con lui era approdata una bellissima ragazza dai capelli lunghi e mossi. Soffici e chiari come la sabbia. Due occhi grandi come nei manga giapponesi e una voglia di serenità e spensieratezza che riuscivi a leggerglielo in quell’oceano che aveva al posto degli occhi.
Davide scendeva giù alla spiaggia dove noi trascorrevamo la maggior parte della giornata e con lo trascorrere del tempo lo faceva sempre più di rado. Scendeva la sera, diceva di aver trovato un lavoro che gli permetteva di stare in Italia. Spesso lei non si faceva vedere per giorni, ma quando arrivava le piaceva stare con noi, con le ragazze, a far casino e robe da ragazze.
Venne fuori che Davide aveva un diploma in ragioneria e che aveva interrotto gli studi all’università per cercare fortuna in Italia. Una volta cercò di spiegarci la complessità dell’alfabeto albanese per via del gran numero di lettere che lo compongono e della difficoltà di pronuncia di alcune di esse. Non so se ci sfotteva ma tutto sommato non aveva importanza.
Poi l’estate finì, salutai gli amici e misi in guardia Davide e la sua ragazza dallo sparire nel nulla. Si fa di solito, è un classico, ma mi sarebbe piaciuto sul serio rivederli. Erano dei ragazzi in gamba e valeva la pena aiutarli a inserirsi.
Poco tempo dopo, al telegiornale nazionale, apparve la foto di Davide. Il suo viso felice occupava tutto lo schermo e la giornalista raccontava una storia che non potevo riconoscere. Una storia che non aveva alcun senso. Una storia a cui mi rifiutavo di credere. Sin dal suo arrivo in Italia, Davide, costringeva la sua giovane donna a prostituirsi per sopravvivere e permettere a lui di lavorare sempre di meno. Forse non aveva capito che per stare in Italia aveva bisogno di un lavoro certificato, o forse, semplicemente, aveva altri progetti. Altre idee.
Lei si ribellò e lui la uccise e la fece a pezzi per poi nasconderla nel suo frigo. I suoi vicini di casa chiamarono la polizia quando, forse preso dal rimorso, cominciò a piangere e urlare per strada. Poi scappò via. La giornalista disse che Davide era ricercato in tutta Italia ma che probabilmente aveva già oltrepassato i confini per nascondersi chissà dove.
Quello che non riesco a perdonarmi è che non riesco proprio a ricordare il nome di lei. Stupido!