lunedì 30 giugno 2008

il collezionista #4

Due fialette contenenti ognuna un incubo bellissimo dalla mia mente secreto nell'infanzia:

Nel primo stavo nel cortile di casa e indossavo il mio elmetto giocattolo che per l'occasione era diventato reale. La mia palla di ferro da 10 Cm di circonferenza, che non ho mai capito perché possedevo né ricordo come ne venni in possesso, era una delle tante palle di cannone esplose verso il cortile. La carriola a una ruota, sempre presente nelle vecchie case della mia zona e ormai quasi del tutto sparite, era rimasta una carriola. La differenza stava nella capienza.
Nel cielo gli aerei in assetto da guerra continuavano a bombardare nelle vicinanze mancando sistematicamente l'esatto bersaglio. Nel cortile, tuttavia, i soldati colpiti avevano ormai ricoperto tutto lo spiazzo in cemento. Io, mano sull'elmetto, mi riparavo sotto il tetto di quello che in passato era il recinto dove i miei nonni tenevano le galline da uova e attendevo il momento opportuno per uscire allo scoperto con la carriola a me affidata. Nei pochi secondi in cui gli aerei oltrepassavano lo spazio sopra il cortile, spingendo la carriola caricavo più soldati che potevo per portarli poi in un luogo al coperto ed evitare così che i continui bombardamenti li dilaniassero eccessivamente.

Nel secondo stavo al mare, sul bagnasciuga, e giocavo con la sabbia umida attendendo che le onde del mare venissero a bagnarmi ogni volta che per qualche strano motivo si ritiravano, mi pareva, quasi tremanti di paura. Una scena familiare e rassicurante, visto che ho imparato a nuotare ancora prima di imparare a camminare. Il mare è sempre stato sinonimo di famiglia e felicità. Ma nel sogno, a un tratto, dopo che le onde mi bagnarono per l'ultima volta, continuarono a ritirarsi finché non le vidi più. In tutta la spiaggia non c'era più nessuno e la sabbia era completamente asciutta. Mi ritrovai da solo in un infinito deserto in ginocchio sulla sabbia.

mercoledì 18 giugno 2008

notte #7

(Disegno di Francesca Angius)

La ragazza col grasso che cola mi chiede spiegazioni. Sta li ormai da un po' di tempo e non riesco a spiegarle che non so come far procedere la storia. Cioè, lo saprei pure, ma mi sono incartato perché ho il difetto di voler raccontare la vita e nella vita s'intrecciano le vicende di miliardi di persone.
Il bambino con il pene in bocca è una favola, non sarà come Biancaneve e i sette nani, ma è pur sempre una favola. E' più come Cappuccetto Rosso, dove poi il lupo sbrana i personaggi e quando arriva il cacciatore decide di squartarlo per riportare alla luce brandelli ormai sciolti dagli acidi di nonna e bambina.
Si, è un po' così.
Il ragazzo con il terzo occhio non se ne preoccupa, il suo unico obiettivo è guardare le spalle a Lorenzo che li ha raggiunti non appena è morto.
Spero che Francesca abbia la pazienza di attendere perché i suoi disegni sono fondamentali per questa favola.
Io, invece, mi ritrovo a riflettere su cosa sia vero e cosa falso. La vista mi si annebbia, ho qualche difficoltà, lo ammetto. Spuntano i primi peli bianchi nella barba e fra i capelli. Spero solo di restare abbastanza lucido per salvare l'anima de Il suo unico amore.

sabato 14 giugno 2008

banksy

I suoi esordi negli anni ottanta e la sua lunga carriera ne fanno uno dei maggiori esponenti dell'arte di strada. I suoi graffiti sfidano il sistema e l'organizzazione mondiale: fanno vedere a chi ha gli occhi chiusi, il mondo che c'è dietro i muri.
Ha riempito Londra di ratti, i suoi famosi "rat", che sono diventati il suo simbolo oltre che della stessa arte perseguitata e ghettizzata, visto anche che l'anagramma è art.
I suoi lavori, ormai, hanno acquisito grande valore e tra i suoi estimatori alcuni tra i più grandi attori di Hollywood.
Nel 2006 ha introdotto in alcuni negozi di musica, CD di Paris Hilton contraffatti nella grafica, musica e foto, mentre nei musei appende i suoi quadri in perfetto stile "ottocentesco" che rappresentano damigelle con maschera antigas e uomini che tengono in mano bombolette spray. Ma nessuno se ne accorge prima di qualche settimana.

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il collezionista #3

Un cofanetto con dentro il cuore di mia madre.

Il nome impresso nella mia mente: Stefano.

Un CD rigato contenente le immagini della mia infanzia.

Il suo rispetto.

La seguente conversazione:
Lui. Che vuol dire che non riesci a starmi lontana?
Lei. Che mi manchi.
Lui. Ma stiamo ogni giorno a scuola nella stessa classe.
Lei. Ma tu stai la davanti. Mi fai ridere.
Lui. Infatti vieni sempre qui...
Lei. Già.
Lui. Un giorno mi dimenticherai.
Lei. Impossibile. Penso a te ogni giorno, come a tutti loro.
Lui. Un giorno dimenticherai tutti noi. Arriverà un momento in cui non ricorderai più la nostra esistenza.
Lei. Non è vero.
Lui. Si.
Lei. A te non ti dimenticherò mai.

Si, invece.

La versione inglese del libro contenente la soluzione di tutti i miei problemi.

La risposta di Dio alle preghiere dei più sfortunati:
No.

mercoledì 11 giugno 2008

il diavolo in tutte le sue forme

Ancora Lucarelli, a me piace tanto e non riesco a nasconderlo. È il suo modo di raccontare, quel modo che mi porta ovunque lui voglia con solo pochissime eccezioni.
È come sedersi attorno a un fuoco, in una notte stellata. Come averlo li accanto e non aver bisogno di guardarlo perché la fantasia fa il resto. Ti sussurra, lui, non ha certo bisogno di urlare. I racconti vanno attesi solo per pochi attimi, e assaporati completamente per un lasso di tempo superiore.
E i racconti de Il lato sinistro del cuore sono ancora più brevi di quanto immaginassi. Fulminanti e puntuali nel coglierti nel modo giusto al momento giusto. Quasi ti coccolano, proprio come fa il diavolo. Io mi lascio persuadere...
Centodieci racconti scelti da Carlo Lucarelli tra tutti quelli scritti in carriera. Tanti piccoli racconti che si rincorrono, perché pur essendo slegati creano un'unica atmosfera noir.
È un Lucarelli che inventa, fa ridere o tremare di terrore o che crea misteri inspiegabili. Un Lucarelli che racconta "l'amore di una pagina" in modo quasi poetico per aprire la porta di un mondo troppo reale e nero, per essere vero. Ma è proprio ciò che sentiamo ogni giorno al telegiornale, quello che gli preme raccontare.
Un'anima tormentata in un corpo splendido, tale da rendere impossibile, a chiunque la veda, restarne indifferenti. Anche quando, povere vittime del colpo di fulmine, si rendono conto che Rita è un trans. Il ragù della Linina con quel sapore unico e inconfondibile da rendere occasione di festa, una macabra ricetta. Una bellissima domestica dalla pelle d'ebano e dedita al voodoo.
Tra carabinieri, segreti militari, occulto e situazioni kafkiane, finisco il libro quasi d'un fiato e già penso di ricominciare da capo.
Davvero bello.

Carlo Lucarelli
Il lato sinistro del cuore
Einaudi - 364 pp - € 14,00

sabato 7 giugno 2008

il collezionista #2

Due parole su Lorenzo:
Lorenzo era alto… non saprei dire, quanto. Lorenzo era basso, ecco. Portava sempre vecchi pantaloni in stoffa con la cerniera rotta, una flanella lercia, una camicia a quadri grandi abbottonata fin su e un capotto di cinque o sei chili addosso. Fumava alfa senza filtro con passione e le fumava finché il tabacco ardente non gli bruciava i polpastrelli. La sua vera passione, tuttavia, erano le mutande. Lui le adorava. Specialmente quelle femminili. Non aveva nessun tipo di rapporto morboso con esse, semplicemente gli piaceva indossarle. Ne portava addosso sei, sette paia e ne avrebbe indossato altre, se le avesse avute. Portava sempre una barbetta incolta, sporca di sugo e altre prelibatezze e i capelli arruffati e incollati. E poi parlava, parlava sempre, da solo o con chi gli capitava, sempre quei suoi discorsi importanti, che se avevi la pazienza di ascoltarlo, potevi dargli anche un senso. Ce l’aveva ogni volta con qualcuno e possedeva la soluzione per qualunque problema.
Tutti ridevano di lui, ma lo trattavano comunque con gentilezza, anche quando erano costretti a starlo a sentire. Al massimo gli dicevano “Ho fretta Lorenzo, sarà per un’altra volta”, in modo molto garbato. Una volta capitò nel “parcheggio” del paese, dove gli innamorati sostano la notte per trovare un po’ di privacy e disse semplicemente la sua, senza pretese:
«LA VITA… TI PROMETTE… LA VITA! (pausa lunga) LA MORTE, INVECE… TI PROMETTE… LA MORTE!… CHI MENTE?». Poi andò via, rimuginando qualcosa finché non trovò qualcuno a cui spiegare tutto.
«Quello…», gli disse, «… non lo conosco! Era parente di qualcuno che non conosco. Di sicuro!», parlava gesticolando e quella volta lo fece più del solito. Sfoderò l’indice e lo agitò tagliando l’aria in forme geometriche perfette. «Lei gli faceva il servizietto… è giusto così, ma non credere sai che tu possa fuggire?! Non puoi andare via di qui. Io l’ho sentito in televisione da mia sorella, che c’era quello che lo diceva. È un labirinto, con le strade corte. Zack!, un muro davanti e sei fregato. È una bugia cinese che non finisce mai», e poi andò via salutando, rimuginando ancora altre mille cose. Il passante rimase lì, con le mani in tasca, come chi viene travolto da un atroce dubbio e non sa come fare per risolverlo, così è troppo disperato e non dorme la notte perché gli viene in mente che forse ha sbagliato tutto.
Lorenzo era…
Lorenzo è morto. È stato ritrovato in mattinata dietro la stazione, ricoperto di sangue e con il volto sfigurato. È stato picchiato a morte, Lorenzo. Bastonato sul viso e sulla testa, preso a calci sulle gambe, lo stomaco e la schiena. I suoi testicoli sono stati schiacciati, presumibilmente con le scarpe. Lorenzo è stato ucciso. Addio.

venerdì 6 giugno 2008

cuori in atlantide

Cinque racconti che si riallacciano, che vanno a complementare e chiudere una vicenda che comincia alla fine degli anni sessanta con il racconto Uomini bassi in soprabito giallo.
Bobby Garfield è un ragazzino undicenne che vive con una madre un po' troppo oppressiva. La donna vive di luoghi comuni e stupidi proverbi per poter dimenticare un marito, a suo dire fannullone, e una vita di stenti e sacrifici. Per andare avanti, visto che il suo lavoro alle dipendenze di un viscido personaggio sembra non bastare, affitta il piano di sopra a Ted Brautigan, anziano e misterioso signore.
Bobby trascorre le giornate con Sully e Carol, ma le cose stanno per cambiare, dopo l'arrivo di Ted, e quell'estate sarà per tutti indimenticabile.
In realtà è Bobby a cambiare, a liberarsi di sua madre cominciando dalla lettura di libri (strano?) consigliati dal vecchio vicino. Perde interesse per i suoi coetanei, nonostante dia il suo primo bacio a Carol che è innamorata di lui.
E' il mistero degli uomini bassi in soprabito giallo a catturarlo sempre più. Quelle misteriose figure di cui gli parla Ted e dalle quali dice di scappare da una vita (Ted, come apprendiamo lungo la lettura fa parte di un altro mondo molto caro a King, quello della Torre Nera). Ted ha un particolare potere, quello di vedere la vita degli altri, presente, passata e futura, con il semplice contatto. E con il semplice contatto è in grado di trasferirne un'infinitesima parte agli altri.
Poi gli eventi precipitano, Carol viene picchiata a morte, Ted viene scovato dagli uomini bassi in soprabito giallo, sua madre viene violentata dal suo capo e Bobby oltre che cercare di aiutare tutti si ritrova quasi a ripercorrere le strade già fatte da suo padre... ha solo undici anni, accidenti!
Ma la vita, o lo scrittore King, non dimentica nulla e spesso pare dare a ciascuno ciò che si merita.
La storia potrebbe finire qui, anche al cinema hanno preso solo questo racconto (Uomini bassi in soprabito giallo) per farne il film (Cuori in Atlantide).
Non vi siete mai chiesti cosa succede ai personaggi quando finisce la storia che avete letto? O che avete visto al cinema? Ecco, in questo libro avete la risposta.
Cuori in Atlantide è il secondo racconto. Qui ritroviamo Carol, nell'università del Maine, impegnata a stare dietro a un idiota che pensa solo a Cuori (gioco di carte famosissimo anche tra i soldati americani in Vietnam. "Caccia alla stronza!") e non passando gli esami rischia fortemente di andare in guerra e farsi uccidere. Scopriamo che dopo la partenza di Bobby, lei si è lasciata conquistare da Sully, fino alla sua partenza in Vietnam. Ma è a Bobby che pensa in cuor suo e a quello che accadde quand'erano ragazzini. A quando le salvò la vita e la portò da Ted. Alla madre di Bobby che la trovò seminuda tra le braccia del vecchio e alle conseguenze...
Carol odia la guerra e da buona pacifista entra a far parte di un gruppo di attivisti, ma molto presto capirà sulla propria pelle che non esiste scontro senza perdite.
Willie il cieco è il terzo racconto. Uno strano racconto, a mio avviso fantastico. Un reduce dal Vietnam che finge di essere qualcun altro (per espiare le colpe commesse in gioventù, quando picchiò a morte una ragazzina) solo per poter essere qualcosa di diverso ancora, Willie il cieco, appunto, il mendicante che fa parecchi soldi ogni giorno.
Perchè siamo finiti in Vietnam è il racconto crudo di come quella guerra sia stata pura follia e degli effetti disastrosi sui reduci. Incontriamo ancora Sully e non lo lasciamo fino alla sua stranissima fine...
L'ultimo racconto, dal titolo Scendono le celesti ombre della notte, finalmente ci ripropone Bobby, invecchiato di quarant'anni che dopo tante peripezie, carcere compreso, è diventato un fotografo affermato. E' tornato nella sua città ma non trova nulla di ciò che conosceva. A prima vista.

Cuori in Atlantide - Stephen King
Sperling & Kupfer Editori S.p.A.
584 pp

giovedì 5 giugno 2008

il labirinto del fauno

Ofelia è una principessa salita da un mondo sotterraneo al nostro che ormai ha perso memoria della sua natura. E' un fauno a svelarglielo, indicandole la via per tornare nel suo regno tra le braccia del re che l'aspetta.
Sono tre le prove che la coraggiosa dodicenne deve superare, affrontando un viaggio dove incontra personaggi paurosi della mitologia. L'ultima di queste è la prova più crudele e più terribile.
No, non è vero. La storia è un'altra.
Vidal è un capitano dell'esercito franchista nella Spagna della prima metà del ventesimo secolo. La resistenza è ormai alle strette ma il popolo preferisce morire piuttosto che tradire i propri fratelli che combattono per la libertà.
Carmen è una giovane vedova che ha appena sposato il capitano, così lo raggiunge assieme alla sua figlia Ofelia. La bambina dimostra di non gradire la scelta di sua madre e ancora meno riesce a farsi piacere la realtà in cui viene catapultata.
Ofelia ha una fervida immaginazione, grazie alla quale riesce a fuggire dalla guerra e dal patrigno crudele che non le dimostra neanche un briciolo d'amore.
Anche sua madre pare non prestarle più attenzione e forse proprio perché porta in grembo il figlio di Vidal. Così lei decide di dare retta al fauno e superare la terza prova. Per farlo deve arrivare all'interno di un labirinto, a metà fra il nostro e il mondo sotterraneo mentre tutti la cercano, compreso Vidal che la vuole uccidere.
Poi ci ricordiamo che è tutto finto, che la storia forse è un'altra... magra consolazione.

Stupendo film, commovente e poetico. Cattivo, vero e come ha detto qualcuno, sporco.

di Guillermo del Toro
con Sergi Lopez, Maribel Verdù, Ivana Baquero.
Il labirinto del fauno.