sabato 31 maggio 2008

il collezionista #1

Collezionista?
Ah, bene. E, mi scusi, cosa vuole da me?

Si prego, mi spieghi pure.

Sssi
, certo, si accomodi. Gradisce da bere? Un caffè?
Guardi che glielo faccio volentieri, sa?
D'accordo. Prego, mi dica.


Una notte d'estate e ciò che portavo dentro:
Stavo in macchina, lato pilota. Dall'autoradio semi nuova, Francesco, urlava al mondo un'emozione sussurrata da Omar e graffiata sulla sua chitarra. Pippo sul lato passeggero parlava tanto, ma io non ascoltavo. Ero avviluppato, schiacciato, oppresso e il solo respirare mi procurava un dolore immenso. Negli occhi il suo volto, nelle orecchie la sua voce e nella mente il ricordo di lei. Non avrei mai creduto che una sedicenne mi potesse ridurre a quel modo. Ma questa era la situazione, e meritavo tutto il dolore per non aver ascoltato la mia coscienza. Erano stati i suoi occhi e quegli occhi li avrei portati dentro per tutta la vita.
Ero al centro di un buco nero infinito e un vortice continuava a risucchiarmi dentro. Un Dio benevolo e accondiscendente aveva appena tirato lo sciacquone ma io non sarei mai stato scaricato da nessuna parte, se non nel nulla dell'universo.
Rivivevo il suo primo sguardo e il mio imbarazzo. Il mio sguardo deciso e la conseguente rivincita. La danza dell'amore, l'ipnosi e l'attrazione. Quelle lunghe chiacchierate e le birre. E poi, quando mi convinse, il mondo cambiò le regole del gioco e decise di uccidermi. Caricò una sei colpi e con un solo proiettile mi sparò in piena fronte lasciandomi un buco fumante nel cuore.

Bene, signor ...
Si certo, ho ascoltato.

Si, mi piace. Nel senso che ...

Cosa vuol dire, "la vuole"? ...come posso ...

Beh, un attimo, non capisco ...

D'accordo, continui ...


Una sensazione:
Quella per cui ho staccato la spina e pian piano mi lascio andare...

Ehm mi scusi, questa è la mia ...
No, non è che ce l'ho già; è proprio mia.

Non so se sia normale.


Una verità che nascondo a me stesso:
...

?

La gatta:
La notte è tutta attorno a lei, come quando riempie la vasca e ci s’immerge, e si dimentica, e sogna. È sua compagna, come fosse un essere vivente, quasi ci parla, quasi la sente parlare. Camminando per tutte le viuzze del paese, sente la vita assopita, la sente distrattamente, fra un pensiero e l’altro e lei si sente al sicuro. Custodisce i nostri sogni. Di tanto in tanto, dalle finestre socchiuse, sente ronfare più forte, tanto che le scappa un sorriso affettuoso prima di tornare ai suoi pensieri infiniti. Nella notte ci si perde, i suoi abiti scuri la nascondono dagli sguardi interrogativi delle persone semplici, annoiate, abituate a chiedere informazioni su chiunque. Lei non ha voglia di rispondere a nessuno, le piace saperli disarmati, nei loro letti, con le loro certezze.
E mentre cammina, i gatti, formano un corteo alle sue spalle.
«Ciao», dice lei, dolce e sincera, così loro con un miagolio si uniscono al corteo. Lei è una gatta a due zampe, sarebbe comunque più verosimile. Mentre pensa assume quell’espressione felina, che guarda un altro mondo, un’altra dimensione. Lei sa. E non si fida di nessuno, proprio come i gatti. E pure nelle sue lunghe camminate notturne, se incontra qualcuno, si lascia nascondere dall’oscurità, avvolgendosi di notte, proprio come quando riempie la vasca e lei ci s’immerge.
Poi arriva Morgana, di corsa e preoccupata. Miagola di spavento e lei s’inchina per riceverla tra le sue braccia.
«Che c'è amore?», le dice, e la micia miagola più forte, come per confermare la sua storia.
Con me, tuttavia, non comunicava e la motivazione per cui mi lasciava era una semplice e fredda lista dei miei difetti.